L' amore spiegato a mia figlia

 L’amore spiegato a mia figlia

Con Audrey Hepburn

San Paolo

€ 14.00

Questo libro è molto particolare, innanzitutto sembra rivolgersi ad un pubblico esclusivamente femminile, “madri e figlie”, perché per antonomasia è la mamma che si prende cura dell’educazione affettiva e sessuale delle proprie figlie e “forse” solo le figlie sono più malleabili a quest’accompagnamento? Non escluderei comunque che nel caso anche qualche papà fosse interessato a collaborare in questa missione educativa possa leggerlo con interesse.

L’autrice, specializzata in media e cinema, prendendo spunto dalla sua ampia conoscenza professionale sui film, ci apre metaforicamente le porte di casa, raccontandoci come attraverso la visione di questi film ed ad altre esperienze casalinghe,  è riuscita appunto ad instaurare  con la figlia un canale aperto di condivisione.

La prima parte del testo, usa un linguaggio non semplice, ma poi prosegue con toni più accessibili, per i poveri ignoranti come me.

Inizialmente questo testo mi è piaciuto meno, perché sebbene i film citati siano famosissimi, e sicuramente li ho visti negli anni, forse anche 20 30 o 40 anni fa, non ne ricordo i dettagli e le scene, e quindi è un pò più difficile seguirne il filo narrativo se non presenti nella nostra memoria.

Successivamente però, la riflessione che l’autrice ne fa, risulta comunque interessante come madre e/o educatrice, e può forse suggerire riflessioni da attuare magari anche con altri film o proiezioni.

L’analisi che viene fatta, non è tanto dal punto di vista sociologico ma proprio soggettivo psicologico e pratico.

Il testo poi si conclude citando due film, con dettagli di trama, che consentono meglio di seguire la vicenda narrata.

In generale cosa trovo interessante è:

1)  l’educazione affettiva e sessuale spetta in primis alla famiglia, poi in modo naturale i figli si faranno una loro idea, ma come li aiutiamo a cibarsi bene con cibo sano (almeno si spera) anche in questo campo, abbiamo noi genitori questo compito.

2) ricordiamoci che la relazione con i figli/e si forma e si sostiene strada facendo, non ci si improvvisa a 14/15 anni, ma inizia anni molto prima! Ogni cosa può essere occasione di buon rapporto che traghetta loro nel mondo adulto, e a noi sempre più ci consolida nel ruolo genitoriale costruttivo e non ad abdicare ad esso come sempre più avviene, delegando ad altri od accettando che altri lo facciano.

 ***

 Pg 13

Il silenzio è una pratica che sostiene quindi positivamente la nostra infinita incompiutezza, è una dimensione che permette di raccogliere le forze per intuire quanta strada si è fatta finora e cosa è possibile consegnare, ai nostri figli, di questa nostra esperienza e consapevolezza affettiva e amorosa

Il tempo della risposta (ai nostri figli) di quale Kronos si nutre? Dell’Ipervelocità o della ritmica della natura? (…) Eppure quanto potrebbe essere necessario e buono tenere come parametro la qualità della natura per fondare le nostre risposte.

Pg 16

Come genitori coltiviamo situazioni di benedizione con la dinamica della domanda filiale.

(le domande dei figli sono una grazia, un’occasione ed opportunità prima di tutto per noi per fare chiarezza in noi e poi aiutare i figli a crescere) questo mi pare si voglia dire nel testo

Pg 19

Aver cura di noi come adulti porta a coinvolgere i figli passo passo nell'avventura misteriosa che è la vita

Sulla domanda che fanno i figli

Pg 22

La domanda più spesso arriva a una sola persona, magari a uno dei due genitori (..)

Quest’ultimo prima di affrettarsi a rispondere, ha almeno due strade relative alla domanda su cui attardarsi: pensarla, meditarla, lasciarla sedimentare nell’intimo e al contempo condividerla con altre persone

Pg 32

Nascita e morte sono i “trampoli” sui quali impariamo a camminare e a stare in equilibrio nel mistero della vita.

Pg 35

Il lavoro del lutto è una sciarpa ai ferri che dura molti inverni (l’autrice è rimasta vedova con una figlia, all’epoca che aveva 3 anni)

Pg 36/37

Conoscere se stessi è anche capire cosa consuma ed erode la vita dell’anima, cosa nutre e cosa logora (..)

E poi capire come disattivare le forze che lavorano in negativo

L’autrice cita Plutarco, io proporrei S.Ignazio di Loyola con i suoi esercizi sul discernimento dello spirito buono e di quello cattivo

Pg 90

Ci metterà al riparo dalla preoccupazione che possano finire in una relazione di dipendenza (di dipendenza da un uomo, fa riferimento a relazioni sbagliate ndr), ma di certo possiamo imparare a riconoscerle insieme

Sono anche convinta che questo starsi addosso sul divano, a vedere e commentare insieme tra madre e figlia sia un bel carico di nutrimento..

 Pg 114

La donna non è un oggetto da mitizzare a priori. Ciascuna persona è frutto, della propria forza di volontà e della propria cifra etica

Pg 122

Perché siamo così diversi tra uomini e donne, e di questa consapevolezza farne, non una contrapposizione, ma una “best practise” che illumina la via. Conoscere queste differenze, con le nostre figlie, costruisce relazioni affettive più durature, senza illuderci o impegnare risorse alla ricerca di una omogeneità di genere che non esiste.

Pg 128

Gabrielle cerca la porta per uscire con dignità, che non elimina il dolore, da una situazione in cui non riesce più a stare, che toglie vita più che impreziosirla. Quella porta c’è sempre…

Educare le nostre figlie a cercarla (..) non è coltivare la fuga, ma aiutarle ad accettare che nella vita si possono compiere anche valutazioni errate

Molto bello questo passaggio, che mostra la grande importante e SANA relazione che ci può essere tra una mamma ed una figlia che cresce, la si può veramente aiutare a prepararsi alla vita

Pg 131

La superiora (è una superiora di un convento ndr) è davvero in questo caso “superiore” come dovremmo tendere a essere anche noi genitori: poche parole quelle giuste, per sostenere le nostre figlie a rivedere senza paura le necessarie correzioni di scelte poco aderenti alla loro personalità, ai loro valori, o alle ispirazioni.

Molto bello questo passaggio, forse naturale e ricorrente qualche decennio fa, una madre (a volte anche il padre) che accompagnano il figlio/a crescere, forse meno scontato oggigiorno

Pg 138

Abbiate cura di voi stesse e delle vostre figlie

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