AMARE PER CREDERE

Amare per credere

Francesco Pesce

La fede cristiana alla prova nelle relazioni

Prefazione card. Matteo Zuppi

Ed San Paolo

Euro 15

 

Questo testo è consigliato in modo particolare ai: parroci, sacerdoti, chi si occupa di pastorale familiare, percorsi di preparazione al matrimonio, ma anche per qualche giovane può essere occasione di riflessione.

Molto interessante l’introduzione del cardinale Zuppi, sul tema della relazione. E’ sicuramente un aspetto su cui riflettere, ed anche nella parte conclusiva si evidenzia come troppo spesso le nostre comunità parrocchiali siano troppo chiuse, non ci si conosce, non ci si saluta, non si condivide facilmente la fede.

Attraverso il racconto di esperienze concrete si affrontano diversi temi.

Personalmente non condivido alcuni suggerimenti dati.

Al primo posto c’è sempre Dio, la Santa messa in chiesa “tradizionale”, ed i sacramenti che dovrebbero essere preceduti da un serio e lungo percorso, il matrimonio religioso ed il suo significato proposto già ai giovanissimi, perché se no (come già accade) lo vengono a chiedere sempre più solo  le coppie già conviventi.

Ma se un giovane riconosce di amare il Signore e di volerlo mettere al primo posto, allora si fanno scelte diverse.

Per tutto il resto ci si può lavorare.

 ***

Dalla prefazione del cardinale Zuppi:

La fede cristiana …si misura sempre con la nostra debolezza e si nutre di relazioni

Diventa personale ma è sempre unità alla fraternità.

Non si può avere Dio per Padre se non si ha la chiesa per madre.

C’è tanta paura di legarsi, pur comprendendo che non si può vivere da isole.

Pensarsi indipendenti ci rende soli mentre sappiamo stare soli quando viviamo una relazione vera, di vero amore e fraternità con gli altri

Non abbiamo timore di affrontare la fatica, tutta umana, tenerissima, dolce di specchiarsi in un tu, perché il nostro compimento è unire l’amore per noi stessi all’amore

Il cristiano entra in relazione con l’altro perché Dio è entrato a caro prezzo, con lui. Il suo amore scioglie il nostro, lo purifica, lo rende migliore, lo allarga, supera la distanza tra il mio e il tuo, tra il privato e il pubblico.

Non pensiamo che Dio parli fuori dalla vita lontano dalle nostre comuni e umili esperienze, come se non continuasse a “farsi carne”

Noi abbiamo la responsabilità di custodirlo e farlo crescere…

L’amore passa attraverso le relazioni, le genera, le apre..

Pg 15

Siamo fatti di relazioni: in un contesto culturale fortemente individualizzante..

“Prima c’è l’io” e poi se e quando vogliamo, le relazioni

Le relazioni ci costituiscono, fin dal grembo della madre, e ci costruiscono

 In questo capitolo, l’autore mette “il dito nella piaga”, spesso noi abbiamo relazioni di comunità cristiane stile: “autogrill”,

in cui ci si ferma, si consuma e si riparte, sembra non essere l’ambiente più adeguato per la crescita nella fede.. per sentirsi sostenuti, come da una corda solida e tesa, nella propria ricerca

L’invito è a compiere un passo a partire dalla situazione in cui ci trova..

Nel primo capitolo, si affronta il tema; fidanzati – matrimonio, e che significato abbia oggi, come proporlo alle numerose coppie conviventi,

pg 32

come si vede la forma propria dello stile familiare nelle relazioni è quella del prendersi cura

perché l’amore “non è solo un sentimento” ma la scelta nella quale ciascuno decide  di “fare il bene in modo sovrabbondante”, senza misurare, senza esigere ricompense, per il solo gusto di dare e di servire.

“L’amore è una decisione”, è una tappa del cammino di Incontro Matrimoniale (movimento ecclesiale che si occupa di sposi e coppie, - e non solo -)

Pg 50

E’ vero invece, che vivere con l’altro una relazione di dono e accoglienza supera la presunzione di essere capaci e bravi e permette di vivere alla pari , di camminare insieme, di riconoscere che prima di tutto l’amore ci è stato donato

pg 52

La salvezza cristiana decentra l’essere umano da se stesso: non è vero che “tutto ruota attorno a me” che io sono il centro. La scoperta di un Dio per me e mai senza di me, permette di riconoscere questa relazione come costitutiva: mentre mi vuole bene, egli mi fa essere; il suo amore è fecondo, generativo. L’essere umano salvato/giustificato , è colui che non è più incurvato su di se , ma riconosce il proprio centro fuori di se, in quel Dio che si è fatto inauditamente vicino alla sua vita, tanto da legarvisi per sempre.

Sulla reciprocità…

Nella coppia

Decentrarsi, lasciare che l’altro esista per me, scoprire che con l’altro/a ne va di me, fino al riconoscere che tale relazione è costitutiva, una vocazione da sempre. La sacramentalità del matrimonio fa di quella relazione un segno e strumento dell’amore di Dio…

 Pg 69

Come afferma Andrea Grillo, “il cammino verso il matrimonio è “anche” un cammino di fede, ma non soltanto un cammino di fede.

Ecco su questa frase, sicuramente vera, - la mia semplice opinione  non mi vede però pienamente d’accordo - se è vero da un lato che la chiesa fa bene ad accompagnare i fidanzati in un cammino completo, antropologico, sociale o altro, è altrettanto vero che nel momento in cui si viene a chiedere il matrimonio cristiano - sacramento, a quel punto si la fede, deve essere al primo posto o lo dovrebbe diventare. Diversamente basta il matrimonio civile.

Seguono una serie di testimonianze, molto interessanti di come, nel momento in cui le coppie richiedono di partecipare al percorso che conduce al sacramento del matrimonio, riscoprano la fede. Tutto questo è molto bello e significativo, ma evidenzia l’enorme carenza della proposta cristiana dalla cresima in poi.

In queste testimonianze, si evidenzia di come le coppie per la prima volta  condividono tra loro il tema di fede e spiritualità, che prima non vivevano perché  animati da sentimenti di paura, che anche questo fosse un fattore divisivo nella loro relazione. Aancora una volta è la carenza delle nostre comunità, non dovremmo avere sempre dei compagni di cammino, spazi di condivisione e dialogo su questo tema ?

Certo l’autore coglie tutto il positivo di questo avvicinamento e di questa scoperta o riscoperta di un Dio che si fa prossimo ed è interessato alla loro storia,

in queste testimonianze di percorso, sembra che i fidanzati siano chiamati a lavorare su brani di vangelo, riscoprendo in essi una molteplicità di significati, e questo è bello.

Pg 87

Il contesto culturale contemporaneo è segnato da una disaffezione generale per tutto ciò che sa di abitudine, di rito, di routine: a questi termini è associato un senso di obbligatorietà, di vecchio, di mancanza di spontaneità

Ecco proprio così… eppure sui riti il piccolo principe ci dice qualcosa, e molte  storie di tradizioni (ecclesiali e non) dimostrano il contrario

Pg 88

E’ significativo che, rispetto all’immaginario collettivo secondo cui i riti sarebbero privazioni della libertà, sia proprio il tempo libero ad essere maggiormente segnato dalla presenza di vecchie e nuove ritualità.

 Infatti seguono una serie di esempi di “riti familiari”, sottolineando che molti dei riti familiari riguardano il MANGIARE ED IL BERE, e qui l’allusione e riferimento all‘ultima cena è evidente

In un altro capitolo vengono riportate le testimonianze di come molte famiglie hanno vissuto il periodo del lock down,  delle celebrazioni in streaming, e di come alcuni si siano inventati un modo diverso per viverle da casa in armonia familiare  e in spirito di preghiera. L’autore esprime in più parti che queste “ fossero più autentiche”.  E nel ritorno alla quasi normalità nel 2021, il testo riporta testimonianze di famiglie che “richiedevano” dei momenti vissuti in casa come l’anno precedente.

Il testo si conclude con alcune proposte, che riprendono questa “fede vissuta in famiglia”:

pg 129

il secondo motivo di gioia è riscontrato nella possibilità di essere protagonisti della propria fede, dei momenti di preghiera, delle scelte da fare i merito alla spiritualità familiare

Un altro capitolo è dedicato agli anziani, quelli che in maggioranza si vedono alle messe feriali e festive, qui si evidenza il positivo della loro presenza e partecipazione, e guarda caso molti di loro sottolineano che pur pregando anche a casa, in chiesa è un'altra cosa.

Anche se poi in altre parti del testo, sembra suggerire un diverso modo di stare in chiesa, a partire dalla distribuzione dei banchi, per creare un clima più familiare.

Pg151

Il sentirsi a casa in chiesa è un fatto di qualità delle relazioni, non solo della capacità comunicativa del prete che presiede la celebrazione

 La presa in carico delle relazioni è la possibilità di una Chiesa che sa di casa…

Perché può diventare luogo in cui ci si sente a casa, tra relazioni significative: comunità cristiane e altre istituzioni ecclesiali che perdono tempo per le relazioni rischiano di passare per coloro che hanno tempo da perdere